15 febbraio
Perfetti sconosciuti
di Paolo Genovese






Perfetti sconosciuti
di Paolo Genovese
Con Valerio Mastandrea, Kasia Smutniak, Giuseppe Battiston
Italia, 2016
Durata: 97'
Commedia/Drammatico

Un gruppo di amici a cena decide di testare la reciproca sincerità condividendo i messaggi che ognuno di loro riceve sul cellulare. Quello che inizia come un gioco porterà le quattro coppie a confrontarsi e a scoprire di essere "Perfetti Sconosciuti".



Perfetti sconosciuti è un film cattivo, e che sempre ne sia lodata la cattiveria. Un film che smorza nella romanità popolare (quella de 'sti regazzini che so' cresciuti insieme, e che ora hanno 40 anni) la prosopopea borghese del cinema più “alto” che ha questo genere d'impianto: quello, appunto, che ammicca al suo pubblico, con complicità intellettuale e di classe, proprio quando vuole strappargli di dosso la sua maschera e le sue ipocrisie. Qui, al pubblico, non ammicca nessuno, proprio no. E non si fa quell'analisi che, vien fuori, uno dei personaggi usa come ultima spiaggia per salvare il suo matrimonio. Qui, al massimo, si rispecchiano un po' delle nostre colpe banali, e dei nostri fantasmi quotidiani, e delle nostre paure più semplici e recondite: quelle che le persone a cui vogliamo bene ci nascondano qualcosa. Cose che ci possono fare del male ma che vogliamo terribilmente, masochisticamente, conoscere. Perché il gioco che giocano questi qui, durante un'eclisse di luna, è terribilmente masochista, e lo sanno tutti. Il sadismo no, non c'è: quello sì che sarebbe stato terribilmente borghese. Si percepisce benissimo, e si apprezza, l'affiatamento del gruppo degli attori. Nonostante il gioco dei controcampi di Genovese spinga tutti a estremizzare le reazioni non verbali, a esagerare con le faccette, c'è fluidità, e un'intesa che garantisce verosimiglianza. […] 
Forse, più che un testo sui fantasmi e le spade di Damocle della coppia, Perfetti sconosciuti è un film sull'amicizia, tanto quella al maschile quanto quella al femminile (basta stare attenti alle interazioni trasversali alla coppia, e diventa subito ovvio). E, ancora più sotto, un film sull'ipocrisia della società italiana, che passa per i comportamenti, certo, ma anche per il linguaggio.L'ipocrisia di un politicamente corretto che nel film di Paolo Genovese viene accantonato senza proclami, lasciando spazio a un parlare sfacciato e leggero, volgare e pudico, carico di livore, dolore e affetto, e che gravita attorno a un tavolo con spirito davvero scoliano.

Federico Gironi (ComingSoon.it)





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