29 novembre 2013 
(h. 18.00 e h. 21.15)



Nella casa
di François Ozon


Con Fabrice Luchini, Ernst Umhauer, Kristin Scott Thomas, Emmanuelle Seigner
Francia, 2012
Durata: 105'

Drammatico










Un ragazzo di 16 anni si insinua nella casa di un suo compagno di classe per trovare ispirazione per i suoi componimenti scolastici.
Colpito dal talento e dall'indole insolita dello studente, il suo professore di francese ritrova il gusto dell'insegnamento, ma l'intrusione scatenerà una serie di eventi incontrollabili.


Hitchcock più Zavattini più Woody Allen più Paul Klee più quel «mattone» di Viaggio al termine della notte (il perché di quel sostantivo lo si capisce nella penultima scena...) e la lista potrebbe proseguire quasi all'infinito. Il nuovo film di François Ozon, Nella casa, è una specie di puzzle sul tema della creazione, vista volta a volta come condivisione, voyeurismo, compensazione, invidia, sogno (e anche qui, chi più ne ha più ne metta) ma è soprattutto una nuova variazione sul tema delle apparenze e della realtà, quello che pur nella varietà dei toni e dei modi ha innervato fino a oggi tutta la produzione di questo quarantacinquenne regista francese.
All'origine c'è una commedia spagnola, Il ragazzo dell'ultimo banco, di Juan Mayorga, che racconta il legame che si instaura tra un professore di lettere di liceo e un suo allievo, l'unico che sembra dotato del talento della scrittura.
Ozon, che l'ha adattata, ha fondamentalmente messo un po' «d'ordine» nel magma di dialoghi e pensieri che si scambiavano i due protagonisti, trasferendo l'azione in Francia.
I piani su cui si svolge la narrazione diventano tre: quello del rapporto tra professore e allievo, in classe e in colloqui privati, dove l'adulto spiega le tecniche narrative, i trucchi per conquistare il lettore e come tener desta l'attenzione; quello che dà forma visiva al contenuto dei componimenti, mostrando Claude nella casa degli Artole mentre sfrutta l'amicizia di Rapha per osservare la madre e il padre; e quello privato dei coniugi Germain, dove il professore e sua moglie si scambiano opinioni sui temi di Claude ma ci fanno conoscere anche alcuni momenti della loro vita privata.
Questo triplo gioco, Ozon lo sa gestire senza cadere mai nell'ovvio o nel risaputo, aggirando il grande «buco nero» del valore di quello che si sta vedendo: gli incontri tra professore e studente, infatti, servono anche per commentare la qualità della storia che stiamo vedendo, offrendoci uno dopo l'altro i fatti e la loro interpretazione, la realtà (del cinema) e il suo svelamento critico.
(Paolo Mereghetti, da Il Corriere della sera – 17/4/13)






































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